di Antonella Alvaro
Su iniziativa del gruppo animatori giovani della Parrocchia cui fa capo il parroco, don Giacomo Minervino, sabato 22 ottobre i giovani della comunità acquappesana si sono recati in visita a due splendide località pugliesi: Ostuni ed Alberobello, rispettivamente in provincia di Brindisi e di Bari, di seguito descritte per completezza di informazione ma anche per fornire delle notizie a chi non ha ancora avuto l’opportunità di visitarle.
La città di Ostuni, 32000 abitanti, sorge sulle ultime propaggini della Murgia meridionale, sul colle più alto si staglia la candida scenografia del borgo antico, “la Terra”, come viene definito dagli ostunesi il vecchio quartiere. Un autentico gioiello dal fascino inconfondibile per la pittoresca identità urbanistica e per l’accecante monocroma colorazione del suo abitato dipinto esclusivamente di bianco che, unitamente al suo assetto peculiare, le hanno fatto meritare epiteti fiabeschi come città bianca, regina degli ulivi, città Presepe.
All’occhio del turista si presenta in un moltiplicarsi di piani, un saliscendi di scale e scalette, un aggrovigliarsi di stradine e vicoletti, un susseguirsi di archetti e cavalcavie. Qui si trovano abitazioni, spesso scavate nella roccia, unite da archi e semiarchi che formano contrafforti e palazzi che per stemmi gentilizi, portali e linee architettoniche con macchie d’ocra dorato, impreziosiscono il bagliore del bianco labirinto. Sulla sommità della collina si erge la mole della Cattedrale intitolata alla Madonna Assunta, mirabile sintesi di elementi romanici, gotici e veneziani sulla cui facciata, finemente decorata, è possibile ammirare il rosone (uno fra i più grandi d’Europa), al cui centro campeggia la figura del Cristo Sole; a destra e a sinistra insistono il palazzo vescovile e gli uffici curiali. Nel centro della città, su di una colonna celebrativa in stile barocco, domina la statua di Sant’Oronzo, protettore di Ostuni e del Salento da peste e carestia. Uno degli esempi più belli del rococò salentino è rappresentato dalla Chiesa di San Vito Martire, sede del Museo delle civiltà. Degne di nota anche la Chiesa dedicata a Santa Maria degli Angeli e quella dell’Annunziata.
Interessante e suggestiva la città di Alberobello, la cui origine si fa risalire al 1635, conta oggi 11040 abitanti; la stessa si estende su due sommità, una moderna, l’altra disposta ad occidente, con i trulli, un agglomerato urbano suddiviso in due parti, il rione Monti e l’Aia Piccola, entrambi Monumenti nazionali e, dal dicembre del 1996, Patrimonio Mondiale dell’Umanità. Alberobello deve il suo nome alla maestosa bellezza di una straordinaria quercia della Selva, un albero bello, di imponenti proporzioni, che resta effigiato nello stemma, sulla cui chioma chiosano due colombe, mentre un cavaliere (simbolo della libertà) e un leone (riferimento alla feudalità) si affrontano in singolar tenzone.
Il paesaggio agrario è caratterizzato da una folta vegetazione di ulivi, di mandorli, di ciliegi, di viti che prosperano su un terreno carsico. E’ dalle rocce calcaree stratificate che è stato tratto il materiale per la costruzione e la copertura dei trulli.
Il trullo è il tipico manufatto interamente realizzato con pietre sovrapposte a secco, senza uso di centine (opere provvisionali di sostegno) e senza uso di malta. Le pareti sono realizzate con il sistema “a sacco” dove il riempimento è effettuato con pietrisco e materiali di risulta. Il cono è fatto di anelli concentrici che si restringono verso l’alto e si rivestono con le chiancarelle, lastre sottili di ardesia (roccia metamorfica di origine sedimentaria impiegata per la realizzazione delle vecchie lavagne) che hanno la funzione di tegole. All’estremità è posizionato il pinnacolo, manifestazione scultorea dell’arte contadina che conferisce al cono una sagoma più slanciata. Su alcuni trulli si osservano ancora dei simboli tracciati con la calce, alcuni di origine astrologica altri con significati religiosi o magici. Immediatamente sotto il cono è ricavato un soppalco in legno con un vano raggiungibile con la scaletta mobile. L’ingresso è caratterizzato da un arco a tutto sesto o trilitico. Le finestre sono poche e di piccole dimensioni. Degni di nota: la Chiesa a trullo, il museo del territorio, il Santuario dei Santi Medici ed il trullo Sovrano.
Il viaggio, che si inquadra in una serie di attività che il parroco unitamente ai suoi collaboratori ha messo in atto per coinvolgere i giovani, ha entusiasmato molto i partecipanti che hanno consegnato le loro testimonianze scritte. Gli stessi hanno apprezzato le iniziative che lungo il percorso sono state messe in atto dalle animatrici.
Con l’occasione sono state sottoposte delle idee progettuali da concretizzare a breve. Dal canto loro i giovani hanno avanzato delle proposte che hanno trovato pieno accoglimento.